Corazze per gli incrociatori della “Classe Garibaldi”

La Kasuga e la Nisshin erano due incrociatori corazzati della marina militare giapponese, costruiti nel 1903-1904 in Italia per l’Argentina, ma furono acquistati pressochè subito dal Giappone in vista della guerra russo-giapponese.
Entrambe le navi furono scortate in Giappone da marinai britannici e sotto scorta navale britannica, così che poterono arrivare in salvo, nonostante la marina militare russa fosse intenzionata ad affondarle.
Il 27 maggio 1905 ebbe luogo la battaglia navale di Tsushima, vinta come è noto dal Giappone che inflisse pensantissime perdite al nemico grazie alla superiorità tecnologica delle proprie navi, intesa soprattutto come resistenza delle corazze.
Dal 1917, la Nisshin partecipò alla Prima Guerra mondiale nel teatro di Mediterraneo, dove guidò un gruppo di otto cacciatorpedinieri giapponesi con base a Malta, allo scopo di proteggere i mercantili alleati dagli attacchi dei sottomarini austriaci. Nel 1922 trasportò soldati giapponesi in Siberia e fu radiata nel 1935.
Una nave appartenente alla stessa classe, acquistata dalla Regia Marina, e denominata al pari della classe, “Giuseppe Garibaldi”, era già stata varata il 28 giugno 1899 a La Spezia per essere poi completata nel 1901.
La Garibaldi aveva un peso a pieno carico di 8.100 tonnellate ed una lunghezza di 111,8, quanto un campo di calcio, ed era larga 18,2 metri. Come apparato motore disponeva di 24 caldaie e 2 eliche, sviluppava una potenza di 19.000 kW e poteva raggiungere 19,7 nodi come velocità di navigazione. Imbarcava 1.200 tonnellate di carbore, con una autonomia di 9.300 miglia alla velocità media di 10 nodi.
L’armamento era costituito da 1 cannone da 254/40 mm., 2 pezzi da 203/45 mm., 14 pezzi da 152/40 mm., 10 pezzi da 76/40 mm., 6 pezzi da 47 mm., 2 mitragliere, 4 tubi lanciasiluri da 450 mm. L’equipaggio era di 555 uomini di cui 28 ufficiali e 490 marinai.
La bandiera di combattimento fu consegnata il 23 febbraio 1902 a Genova insieme con un labaro sul quale era miniata la famosa “Preghiera del Marinaio”, composta dal poeta Antonio Fogazzaro, recitata per la prima volta sull’incrociatore corazzato alla fonda nella rada di Gaeta.
Nel 1911 la Garibaldi prese parte alla guerra italo-turca e fu affondata durante la Prima Guerra Mondiale, colpita da un sommergibile nemico, il 17 luglio 1915, mentre era intenta a bombardare la costa nemica insieme ad altre unità italiane.
Le unità delle classe Garibaldi furono vendute a varie nazioni, tra cui la Grecia e proprio questo paese conserva come nave museo la Georgios Averoff, unico incrociatore corazzato dell’inizio del 20esimo secolo ad essere sopravvissuto.
Durante la guerre dei Balcani, nel 1912 e nel 1913, la Averoff conobbe il suo più alto momento di notorietà come nave ammiraglia della flotta greca, partecipando alla liberazione delle isole Egee del nord e di quelle centrali, così come delle città litoranee della Macedonia e della Tracia orientale. Nel 1917, iniziò a partecipare alla prima guerra mondiale, quindi alla campagna in Asia Minore (1919-1922), trasportando le truppe greche da Smirne.
Nella seconda guerra mondiale fece parte della flotta alleata ma fu costretta a fuggire in Egitto con il resto delle navi greche. Guidò ancora la squadra navale greca quando la flotta gettò l’ancora nella baia di Faliron, presso Atene, il 17 ottobre 1944, alla conclusione dell’occupazione nazista.
La Averoff effettuò il suo ultimo viaggio a Rodi nel maggio 1945, per celebrare la restituzione del Dodecanneso da parte dell’Italia. Dal 1985 è in ancoraggio permanente come museo nella baia di Faliron.
Le navi della classe Garibaldi furono costruite in Italia nei cantieri Orlando di Livorno utilizzando cannoni e corazze prodotte dalla Società Alti Forni Acciaierie e Fonderie di Terni.
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