Le miniere di lignite in Umbria

La lignite, o Brown Coal, carbone marrone, è un carbone composto da materiale organico, di origine vegetale, in corso di fossilizzazione in ambiente privo di ossigeno. La lignite umbra si è formata in epoca pliocenica, tra 5 e 1 milione e mezzo di anni fa, originata dalla crescita di piante lacustri sui resti delle preesistenti, quando le acque del Tevere si raccoglievano nel lago Tiberino. Questo bacino raggiunse le sue massime dimensioni nel quaternario antico, circa 1,7 milioni di anni fa, formando la più vasta distesa d’acqua dell’Italia centrale. Nel bacino lasciato dalla scomparsa di questo antico lago si trovano le miniere di lignite dell’Umbria. I depositi sono formati da ciottoli e sabbie, negli strati più alti, e da argille, in quelli più bassi, tra queste due stratificazioni sono racchiusi i giacimenti di lignite xiloide, in parte legnosa e in parte torbacea, con spessori che varia da 1,5 a 7 metri. xiloide al 10% di quella torbacea.
Le prime miniere di lignite umbre si collocano nei pressi di Spoleto, a Morgnano e Sant’Angelo in Mercole; a Terni, in località Colle dell’Oro; a Buonacquisto (Arrone); a Cavallara, sui monti Martani; a Caiperino, vicino a Città di Castello; a Galvana, nei pressi di Gubbio (questo giacimento si trova sui resti del lago Eugubino). Durante gli anni del primo conflitto mondiale e in quelli immediatamente successivi vengono sfruttati molti altri giacimenti, specialmente nelle zone dove si riscontrano evidenti affioramenti e in particolare a Pietrafitta, Deruta, Collazzone, Massa Martana, Dunarobba, Collesecco, Montecastrilli, Fontevecchia, Torgiano, Bevagna, Ilci, Padule, Cannetaccio, Narni, Baschi. A questi si aggiungono numerose esplorazioni che non avranno grande successo, ma che dimostrano la presenza di lignite in molte zone umbre.
I primi permessi di ricerca di lignite in Umbria furono assegnati a piccoli imprenditori locali di origine agraria, spesso agli stessi proprietari dei terreni. Nel primo ventennio del ‘900 si attiva Luigi dall’Orso, imprenditore di Foligno, esercente la miniera di Branca Galvana, nei pressi di Gubbio, la Società Ligniti Italia Centrale, con sede in Roma, proprietaria della miniera di Collazzone, e la Banca Conti e C. di Firenze, concessionaria della miniera di Pietrafitta. Negli anni ’30 inizia un predominio della Società Terni, già proprietaria delle miniere spoletine fin dal 1886, e che acquisì le miniere di Branca-Galvana, Collazzone, Gualdo Cattaneo, Colle dell’Oro e Aspra, impiegando il minerale estratto nel processo produttivo delle acciaierie ternane, predominio che cessò solo negli anni ’50, con la chiusura di tutte le miniere..
Un indispensabile strumento per conoscere la consistenza delle insorgenze è tanto la carta geologica dell’Umbria, quanto le opere di Bernardino Lotti, i particolare “L’antico lago Tiberino e le ligniti dell’Umbria”, pubblicato nel 1917 ne “La miniera italiana”, di Renzo Battistella, “L’Umbria e le sue ligniti”, edito da Giuffrè nel 1960, e la “Rivista del Servizio Minerario” pubblicata annualmente dal Corpo Reale delle Miniere a partire dal 1890, riporta, in sezioni distinte, tutti i permessi per ricerca, le dichiarazioni di scoperta e le concessioni minerarie rilasciati in Umbria. Per ogni permesso o concessione sono indicati con precisione gli estremi per la localizzazione della miniera, la data di rilascio e l’impresa alla quale è stata concessa.
Le miniere di lignite umbre, come tutte le miniere italiane operanti tra ‘800 e ‘900, furono soggette a concessione governativa ed al permesso per compiere ricerche minerarie, da parte del Corpo Reale delle Miniere, organo dipendente dalla Direzione Generale dell’Agricoltura del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio. Il Corpo Reale delle Miniere era organizzato in compartimenti, l’Umbria rientrava in quello che comprendeva anche il Lazio e gli Abruzzi. A partire dal 1917 al Corpo Reale delle Miniere viene affiancato il Commissariato Generale per i Combustibili Nazionali, le pratiche per le concessioni dovevano essere inviate anche alle Prefetture, che avevano il compito di vigilare sulle miniere, e ai Comuni, che ricevevano diverse altre comunicazioni sull’esercizio e sulla forza lavoro impiegata. Nei periodi bellici le miniere di lignite rientravano puntualmente tra le attività di interesse strategico e quindi ricadevano nell’influenza di altri organismi e apparati statali che gestivano l’economia di guerra, tra i quali il Ministero Armi e Munizioni, operante durante la prima guerra mondiale.
Verso la fine dell’Ottocento inizia il suo impiego nell’industria, la Società Terni comincia ad alimentare i suoi forni Martin-Siemens con gas di gassogeno proveniente dalla lignite. Dopo la prima guerra mondiale l’industria dei combustibili fossili si orienta verso l’utilizzo della lignite in impianti di gassificazione e carbonizzazione con recupero dei sottoprodotti usati per aumentare la redditività degli impianti. Pietrafitta e Bastardo, per esempio, accedono alle sovvenzioni previste dal DDL 454/1919 per la costruzione di centrali termoelettriche alimentate a lignite. La prima entra in funzione nel 1925, la seconda nel 1932. La crisi degli anni 1927-1933 e numerose difficoltà tecnico organizzative, legate alle caratteristiche chimico fisiche della lignite umbra e alla mancanza di approvvigionamenti consistenti e continuativi, bloccheranno l’orientamento verso nuovi usi e costringeranno a riprendere l’esperienza termoelettrica solo negli anni ’50 del Novecento.
Alcune fornaci useranno la lignite nel loro ciclo produttivo industriale. Nel periodo autarchico il settore conobbe un’intesa attività e quando il 10 giugno 1940 l’Italia entrò in guerra a fianco della Germania tutte le miniere umbre erano in piena attività, impiegando quasi 10.000 operai. Alla fine del conflitto mondiale il settore dell’industria lignitifera umbra entrò in una lunga crisi, che si protrarrà per tutti gli anni ’50, fino alla chiusura di quasi tutte le miniere. Il governo nazionale e le istituzioni politiche regionali cercarono di garantire la riconversione delle attività minerarie attraverso il ricorso a forme di utilizzazione alternativa della lignite, come l’impiego nel settore della generazione termoelettrica, anche sulla base delle esperienze compiute tra le due guerre a Pietrafitta e a Bastardo.
Con la sola eccezione di quella di Pietrafitta, che sarà a cielo aperto fino alla sua chiusura per esaurimento, tutte le miniere umbre sono state coltivate in galleria.

Fonti bibliografiche:

La “Rivista del Servizio Minerario”
Notizie sulle miniere italiane fino al 1890 si rintracciano negli Annali pubblicati dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio.
Dal 1890 al 1926 viene pubblicata annualmente dal Corpo Reale delle Miniere la Rivista del Servizio Minierario.
Nel 1926 la Rivista diviene Relazione sul Servizio Minerario.
Nel 1936 viene trasformata in Relazione sul Servizio Minerario e Statistica delle Industrie Estrattive in Italia.
La rivista contiene una relazione generale sull’andamento dell’industria mineraria, una parte statistica e relazioni sui singoli distretti minerari italiani. All’interno della sezione dedicata a ogni distretto, sono riportate brevi relazioni sullo stato dei lavori di ogni singola miniera del distretto oltre all’elenco dei permessi di ricerca accordati e alle dichiarazioni di scoperta presentate.
Biblioteca “Augusta” di Perugia.
Biblioteca centrale della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Perugia.
Biblioteca aziendale della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni.
Manuali Hoepli, dal 1881 al 1948, riportano le tecniche, gli attrezzi e le infrastrutture :
V. Zoppetti, Arte mineraria. Nozioni sulla coltivazione delle miniere, Hoepli, Milano 1881
V. Zoppetti, Nozioni sulla coltivazione delle miniere, Hoepli, Milano 1882.
Coltivazione delle miniere, Hoepli, Milano, 1902
L. Gerbello, Arte mineraria, Hoepli, Milano 1907.
C. Bertolio, Cave e miniere, Hoepli, Milano 1908.
G. Grossi, Ricerche d’acque e di giacimenti minerali, Hoepli, Milano 1912
G. de Florentis, Manuale dell’ingegnere minerario, Hoepli, Milano 1936.
L. Gerbello, Arte mineraria, Hoepli, Milano 1938.
L. Gerbello, Arte mineraria, Hoepli, Milano 1942.
L. Gerbello, Arte mineraria, Hoepli, Milano 1947.
L. Gerbello, Arte mineraria, Hoepli, Milano 1948.

 

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