Lo stabilimento Perugina di Fontivegge con la stazione
Lo stabilimento Perugina di Fontivegge con la stazione

Il museo storico Perugina

La prima bottega della Buitoni fu attivata nel 1800, nel periodo tra la Restaurazione e l’Unificazione italiana. Nel 1828 viene aperto il primo negozio per la produzione di pasta da Gio. Batta Buitoni, situato nella piazza di Sansepolcro. Era di piccolissime dimensioni, c’erano pochi operai che lavoravano senza macchinari. E’ del 1856 il primo ampliamento della Buitoni a Città di Castello, il negozio è gestito da Giuseppe, il fratello di Giovanni Buitoni. Arrivano i primi riconoscimenti con medaglie d’argento e di bronzo per i suoi prodotti. Nella seconda metà ‘800 si ha un aumento progressivo della produzione di pasta, che arriva ai 100 quintali giornalieri, la dotazione di nuovi macchinari, come un mulino a cilindri per l’energia necessaria ai macchinari. Viene prodotta la prima farina da commercio, semolini di grano duro e la pastina glutinata per bambini e ammalati. Nel 1886 la ditta Giovanni e Fratelli Buitoni si costituisce in società in nome collettivo con un capitale di 200.000 lire, si realizzano vari ampliamenti agli edifici per svolgere la più ampia attività. La Perugina sorge nel 1907, allora denominata Società Italiana per la Fabbricazione dei Confetti, come una piccola bottega del centro storico di Perugia, in via Alessi, voluta da Francesco Buitoni, Annibale Spagnoli, Leone Ascoli e Francesco Andreani, con un capitale sociale è di 70.000 lire. I locali si rivelano presto insufficienti a contenere le lavorazioni ampliatesi rispetto a quella originaria. Nel 1911 acquisisce lo stemma di Perugia, il Grifo. Negli anni ’20 la Buitoni e la Perugina divengono società alleate, Giovanni Buitoni era amministratore delegato della Perugina e presidente della Buitoni. La Società Perugina per la Fabbricazione dei Confetti cambia ragione diventando La Perugina – Cioccolato e Confetture. Nel 1921 viene costituita la Società Anonima Pastifici Italia Centrale (SAPIC) per la costruzione e l’esercizio di un pastificio a Roma. Nel biennio 1924-25 la Perugina lotta per restare autonoma e non farsi assorbire dall’UNICA, Unione Nazionale Industria Cioccolato Affini di Torino. In quegli anni si occupa dell’immagine della Perugina anche il pittore cubista Federico Seneca. Durante gli anni ’30 l’azienda si concentra su una produzione sempre più di lusso. Per superare la crisi indotta dalla tassa sullo zucchero Aldo Spagnoli, allora direttore della pubblicità, idea il concorso a figurine con in palio perfino una Topolino del valore di 9.750 lire, iniziativa di grande successo che fu frenata da un decreto del Ministero delle Finanze, che vietava la prosecuzione del concorso, la conseguenza fu un calo delle vendite. L’idea era nata da una trasmissione dell’EIAR dell’ottobre 1934, “I quattro Moschettieri” di Angelo Nizza e Corrado Morbelli, con musiche di Egidio Storaci. Il successo fu talmente grande che incoraggiò l’idea di un concorso di figurine, disegnate da Angelo Bioletto, la più introvabile era il Feroce Saladino, ma c’erano anche la Bella Sulamita, il Cardinale Richelieu, Greta Garbo, l’Abate Faria, il Fine Dicitore, le Figlie di Ramsete, il Castellano Dannato, ecc. Molto ricercata era anche la figurina di Josephine Baker, una soubrette francese di colore che aveva fama di esibirsi vestita soltanto da un gonnellino di banane, che coglieva una dopo l’altra mentre cantava e ballava, fino alla completa espoliazione del casco. Il regime fascista non aveva tollerato che la figurina del Cagnolino Pechinese fosse più popolare di altri animali come le aquile imperiali, o che la Spada dell’Islam, attributo iconografico di Mussolini, richiamasse alla mente l’ombelico scoperto della Bella Sulamita. Un foglio di ordini accusò il concorso di essere “contrario allo spirito dell’ autarchia”, vi erano troppi stranieri tra i personaggi, inoltre i Moschettieri erano francesi, un paese che aveva votato le sanzioni economiche contro l’ Italia per la guerra d’Etiopia. Motivazioni imbecilli, definite da qualche gerarca ottuso. In quel decennio iniziano le esportazioni anche in America, 1935, con la presentazione di prodotti Perugina a New York, viene costituita la società La Bomboniera per la gestione di un negozio sulla Fifth Avenue che commercializzò prodotti tipici italiani come pasta e sughi. Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale i tedeschi distruggono parti dello stabilimento di Fontivegge, mentre il negozio di Perugia viene saccheggiato. Contemporaneamente lo stabilimento della Buitoni cessa la produzione. Negli anni Cinquanta inizia la produzione delle tavolette sciolte e dei cioccolatini sciolti e in confezioni economiche. E’ un successo di vendite, che ha favorevoli ripercussioni sui livelli occupazionali. Negli anni Sessanta l’azienda penetra nel mercato mondiale con l’apertura di filiali in Africa, Spagna, Regno Unito, Germania, Panama ecc. Nel 1961 si avvia un nuovo impianto di produzione in provincia di Latina. L’impianto perugino di Fontivegge viene trasferito a San Sisto, con maggiore spazio e macchinari più grandi e sofisticati. Nel 1969 Buitoni e Perugina si fondono per incorporazione della Buitoni nella Perugina, assumendo la ragione sociale di IBP-Industrie Buitoni Perugina. Tuttavia negli anni Settanta inizia un trend negativo per la IBP, si manifestano carenze dal punto di vista finanziario e organizzativo. Nel 1985 le Industrie Buitoni Perugina vengono vendute alla CIR di Carlo De Benedetti assumendo la denominazione di Buitoni Spa. Anche De Benedetti fallisce nel disegno di risanamento e rilancio, nel 1988 l’azienda viene ceduta alla Nestlé per un miliardo e seicento milioni di lire. Ebbe un ruolo decisivo nella nascita dell’Associazione degli Industriali in Perugia. Bruno Buitoni fu tra i rifondatori dell’Associazione nel 1944. Ha incoraggiato una diffusa crescita industriale nella provincia, generando un importante indotto e molteplici occasioni di imprenditorialità, nel settore della grafica e della cartotecnica, della logistica, degli impianti e dei servizi. La Perugina, divenuta una grande azienda operante a livello internazionale, è stata anche una scuola manageriale, presso la quale si sono formati decine di dirigenti e quadri che poi hanno portato le loro competenze anche in altre realtà produttive. La Perugina ha ideato prodotti divenuti famosissimi, il Bacio, nel 1922, oggi sono prodotti circa 300 milioni di Baci ogni anno, nel 1926 la caramella Rossana, dedicata alla dama amata da Cyrano de Bergerac, il cioccolato fondente Luisa, i pasticcini Ore Liete, le Banane e, tra gli ultimi nati, il Nero. E’ divenuta in oltre cento anni il simbolo di un territorio, se non del Paese. Si racconta che Luisa Spagnoli, moglie di Annibale avesse notato come durante la lavorazione dei cioccolatini venivano buttati via chili di briciole di nocciole. Così propose di impastare i frammenti di nocciola con il cioccolato. Il risultato, uno strano cioccolatino irregolare tempestato di frammenti di nocciole, ricordava vagamente la forma di un pugno chiuso, con la nocca più sporgente rappresentata da una nocciola intera. Questa forma suggerì il suo primo nome, Cazzotto. Riscosse grande successo, per il sapore gradevole e per la forma. Giovanni Buitoni, perplesso sul fatto che si potessero regalare dei cioccolatini denominati cazzotti, pensò di ribattezzare tanta dolcezza con un nome più appropriato al suo utilizzo, nacque il Bacio Perugina, che legò il suo nome a gesti affettuosi e a momenti di tenerezza, un simbolo. L’immagine del Bacio venne curata da Federico Seneca, direttore artistico della Perugina negli anni ’20, il quale pensò di rielaborare il famoso quadro di Francesco Hayez “Il bacio”, confezionando il prodotto in una scatola blu con l’immagine dei due innamorati, inserendo gli ancor più famosi bigliettini con le frasi d’amore che ancora oggi caratterizzano il cioccolatino. Il Museo Storico Perugina nasce nel 1997, nel 90° anniversario della fondazione dell’Azienda, come appendice del ricco Archivio Storico Buitoni Perugina, istituito negli anni Settanta sulla base di un Concorso, indetto da Università e Ministero dei Beni culturali, rivolto alle Aziende che avessero saputo rappresentare l’immagine italiana nel mondo, la Perugina, con il Bacio, si aggiudicò questo titolo. L’ampia raccolta di materiale fu organizzata in forma di Archivio, oggi sotto la tutela della Soprintendenza dei Beni Culturali. Ogni anno il museo storico accoglie oltre 60.000 visitatori e la Scuola del Cioccolato è apprezzatissima dai professionisti pasticceri e dagli appassionati del cacao. Il percorso del Museo Storico Perugina è suddiviso in quattro sezioni: Dal cacao al Cioccolato; Una storia di impresa; Prodotti e Reti di vendita; La Comunicazione.
Al centro un’esposizione di macchinari di produzione e di confezioni Perugina dal 1907 ad oggi. Completano il percorso tre postazioni audiovisive: un filmato tecnico sulla lavorazione del cioccolato; filmati di repertorio anni Trenta e Cinquanta sulla vita aziendale; la rèclame italiana: una raccolta di spot dal carosello del 1957 alla moderna comunicazione pubblicitaria.
Il museo produce due tipologie di iniziative, quelle specifiche del museo d’impresa, visite al percorso museale, alla Fabbrica, didattica, e quelle correlate alla comunicazione aziendale, di supporto al marchio nelle principali iniziative, come Eurochocolate, Umbria Jazz, Coppa della Perugina. Collabora con Infotourist, importante agenzia turistica del territorio.

Cartolina pubblicitaria di epoca fascista
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