Piastre blindate "Terni", Parigi 1900
Piastre blindate "Terni", Parigi 1900

Le piastre blindate “Terni” all’Esposizione Universale di Parigi del 1900

La Società degli Alti Forni Acciaierie e Fonderie di Terni fu costituita il 10 marzo 1884 con il fine principale di garantire al giovane Regno d’Italia l’autonomia nella fornitura di piastre per la corazzatura delle navi della Regia Marina. Il capitale sociale di 6 milioni di lire fu conferito da Vincenzo Stefano Breda, dalla Società Veneta, da un gruppo di capitalisti veneti guidati dal barone Alberto Treves e da Gaetano Romiati. Lo Stato, una sorta di socio improprio, anticipò 12 milioni di lire per la fornitura di piastre per corazze navali. I consistenti anticipi statali ne garantirono la sopravvivenza, insieme all’introduzione di dazi all’importazione su acciaio, ghisa e altri prodotti industriali assimilati. Anche le commesse relative alla espansione della rete ferroviaria furono riservate all’industria nazionale. Lo Stato perseguì l’obbiettivo strategico sopportando di pagare un prezzo più elevato per l’acquisto di prodotti siderurgici che potevano essere acquisiti all’estero con notevole risparmio.
Le acciaierie Schneider fornirono la consulenza tecnica e nel 1886 venne avviata la laminazione di rotaie, mentre nell’anno successivo iniziò la produzione di corazze. Nel 1892 l’acciaieria era in grado di produrre tutti i tipi di acciaio comune e speciale e provvedeva da sola al 62% dell’acciaio grezzo nazionale, insieme allo stabilimento di Savona, acquistato nel 1891, e per l’80% del prodotto nazionale di rotaie. Nell’ultimo decennio dell’800 la lavorazione delle corazze raggiunse livelli di eccellenza, superando in qualità i prodotti della mitica Krupp. Era stata perfezionata la tecnica della cementazione, cioè del trattamento di una superficie della piastra al fine di conferirle maggiore durezza, mantenendo pressoché inalterate le caratteristiche dello strato interno.
La tecnica di cementazione applicata consisteva nel porre un pezzo di acciaio, portato a temperatura elevata, a contatto con una sostanza che veniva assorbita dal suo strato superficiale. Questo procedimento sarà poi utilizzato per il trattamento dei pezzi che richiedevano notevole resistenza all’usura, come ingranaggi di precisione e parti di motori. I vari procedimenti di cementazione differivano per il tipo di cemento usato.
La cementazione per carburazione veniva eseguita ponendo l’acciaio a contatto con la polvere di carbone di legna ed elevando la temperatura ad un livello in cui l’acciaio diveniva completamente austenico (soluzione solida primaria di tipo interstiziale di carbonio nel ferro, gli atomi del carbonio presentano una disposizione ottaedrica). In questa condizione il carbonio passava in soluzione nell’austenite e si diffondeva verso l’interno. Il carbone minerale non risultava adatto per l’elevata presenza di impurità di zolfo. L’aggiunta di carbonato di bario aumentava l’attività del cemento facilitando la trasformazione del carbone in ossidi di carbonio. La carburazione avveniva in cassette chiuse in modo da evitare il contatto con l’aria, fattore che avrebbe provocato la rapida combustione del carbone. Il processo poteva essere generato anche in ambiente gassoso, con ossido di carbonio, o liquido, con cianuri. Quest’ultimo procedimento si accompagnava ad assorbimento di azoto da parte dell’acciaio, evento che conferiva una durezza superficiale molto elevata. Una maggiore lentezza di cementazione garantiva uno strato duro più profondo, dovuto al maggiore assorbimento e diffusione, lo stesso risultato si otteneva con temperature più elevate, le quali provvedevano ad una maggiore solubilità del carbonio nell’austenite. L’intensità della cementazione poteva essere aumentata con l’impiego di elementi in grado di formare carburi, come il cromo, il molibdeno e il manganese. Un ulteriore trattamento di doppia tempra conferiva al cuore del pezzo una maggiore tenacità.
La cementazione per nitrurazione era eseguita mantenendo l’acciaio a una temperatura di 500° in una corrente di ammoniaca per 50-100 ore, provocando così l’assorbimento dell’azoto generato dalla scissione dell’ammoniaca. L’azoto assorbito produceva la formazione di durissimi aghi di azoturi e una durezza superficiale superiore a quella ottenuta con la carburazione, seppure a minore profondità. La superficie aveva una notevole resistenza agli agenti atmosferici e all’acqua di mare. Questo procedimento trovava impiego nella produzione di piccoli pezzi di grande precisione.
Nella competizione tra corazze e proiettili perforanti l’acciaieria di Terni si inserì con prodotti di eccellenza, in un settore nel quale le applicazioni erano iniziate da molti anni con le corazze progettate da Dupuy De Lome, realizzate dall’industria francese per la guerra di Crimea e successivamente per proteggere lo scafo di legno della fregata Gloire con piastre di ferro.
In breve la tecnologia aveva ottenuto numerose soluzioni che prevedevano l’impiego di acciaio.
Solo dopo prove rigorosissime presso il poligono di La Spezia, negli anni 1887 e 1888, la Commissione di Collaudo della Regia Marina Italiana giudicò le corazze Terni superiori ad ogni altro tipo sottoposto a prova. Le navi Ruggero di Lauria, Re Umberto, Sicilia, Sardegna e Marco Polo furono le nostre prime ad essere corazzate con le piastre Terni, a partire dal 1893.
Nonostante l’importanza strategica delle corazze per il processo in atto di ammodernamento delle flotte navali delle grandi potenze, nella Esposizione Universale di Parigi del 1900 alle realizzazioni della S.A.F.F.A.T. fu riservato uno spazio modesto, tanto che l’acciaieria poté esporre un piccolo campionario dei suoi prodotti.
Le piastre esposte erano distinte in due categorie principali, corazze ad alta resistenza alla penetrazione dei proiettili e bassa resistenza alla fessurazione, e corazze ad alta resistenza alla fessurazione e buona resistenza alla penetrazione. In tutto fu possibile esporre otto campioni, quattro per ciascun gruppo. I due tipi di piastre differivano molto modestamente per la loro capacità di difesa degli scafi, le severe prove sperimentali avevano, infatti, ampiamente dimostrato che anche le corazze del primo tipo conservavano un’immutata capacità di arresto delle ogive anche in presenza di qualche fessura, causata dai colpi già ricevuti. Una piastra soggetta a fessurazione poteva sopportare un gran numero di colpi, superiore a quelli che verosimilmente potevano essere sparati durante una lunga azione di combattimento, senza che alcun frammento potesse staccarsi.
La S.A.F.F.A.T. si era affacciata ad un mercato sostanzialmente oligopolistico con prodotti di altissima eccellenza, subito si diffusero una sorta di leggende che ne attribuivano la qualità all’aria della conca ternana, alle sue acque o ad altri fattori fantastici. La spiegazione, come sempre, era molto più semplice e si nascondeva nell’impegno di abili scienziati e preparatissime maestranze, chiamati a rendere un servizio al Paese.
 
Piastre blindate "Terni", Parigi 1900
Piastre blindate “Terni”, Parigi 1900
Prova di tiro effettuata presso il poligono di Muggiano, La Spezia
Prova di tiro effettuata presso il poligono di Muggiano, La Spezia
Prova di tiro effettuata presso il poligono di Muggiano, La Spezia
Prova di tiro effettuata presso il poligono di Muggiano, La Spezia
Prova di tiro effettuata presso il poligono di Muggiano, La Spezia
Prova di tiro effettuata presso il poligono di Muggiano, La Spezia
Prova di tiro effettuata presso il poligono di Muggiano, La Spezia
Prova di tiro effettuata presso il poligono di Muggiano, La Spezia
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