La Regione punta sulla Conca ternana. Reperti industriali.

Da Il Messaggero del 13/03/2013, p. 51.

Via libera alla legge regionale per la tutela dei beni di archeologia industriale. La Regione ha approvato all’unanimità la proposta di legge presentata da Gianfranco Chiacchieroni (Pd), Maria Rosi (Pdl), Massimo Buconi (Psi) e Sandra Monacelli (Udc). Palazzo Cesaroni si propone così di valorizzare e, in qualche caso salvare dal degrado, alcuni importanti siti presenti sul territorio, con particolare attenzione a Terni e Narni. Un’area ingloba industrie (acciaierie, fabbriche d’armi, stabilimenti elettrochimici, siderurgici, tessili e meccanici), fabbriche, villaggi e quartieri operai. Ma anche stazioni e linee ferroviarie, canali idraulici, centrali e linee elettriche.

«La Conca ternana si configura – è stato spiegato in Regione – come una sorta di parco, di museo a cielo aperto di valore inestimabile. Dalla fine degli anni novanta Terni ed il suo territorio so no al centro del dibattito sull’archeologia industriale, trasformandosi in una sorta di laboratorio, grazie a numerosi interventi di recupero (Officine Bosco e Palazzone), di conservazione (centrale elettrica Galleto) e di riuso (gli stabilimenti per la produzione di calcio cianamide a Papigno utilizzati come studi cinematografici; l’area del Siri destinata a polo museale della città)».

Ma secondo il centro studi Malfatti c’è ancora molto da fare per evitare che Terni resti «la capitale virtuale dell’archeologia in dustriale». In una nota a firma «il direttivo» il centro studi Malfatti ricorda l’impegno che anni addietro si assunse il Comune. «Il 28 giugno 2006 – si legge – il Comune annunciava trionfalisticamente che era in arrivo Jessica, non un tornado, almeno non uno di quelli meteorologici, ma un progetto urbanistico condotto in partenariato tra Comune di Terni, Com- missione Europea, Banca Europea per gli investimenti e Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa per il definitivo completamento del recupero delle aree ex Bosco, ex Gruber ed ex centrali di Papigno». Ma al di là delle buone intenzioni nulla si è mosso, e il centro Malfatti non risparmia critiche: «Terni, già sede di convegni mondiali di archeologia industriale, ha difficoltà a passare dal l’annuncio alla realizzazione». Poi la stoccata finale «Se un piccola parte dei denari destinati all’effimero fossero spesi, ad esempio, per l’acquisto di un telone per la copertura temporanea del la ancora maestosa centrale Velino Penna Rossa, prima che il tetto cada definitivamente, o per la preservazione di ciò che resta del monumentale Canale Nerino e del Ponte Diga, allora ci convinceremmo che questa amministrazione ha a cuore le sorti di un patrimonio ancora grande, che abbiamo il dovere di conservare e tramandare».

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