Nella parte più meridionale dell’Umbria, lungo il corso del fiume Nera che va dalla cascata delle Marmore alla confluenza con il Tevere, verso la fine del XIX secolo, ha luogo l’inizio di un processo di industrializzazione che per intensità e caratteristiche si configura, nel corso del Novecento, come una “anomalia” rispetto alle modalità con le quali andrà evolvendosi l’apparato produttivo nel resto della regione e, al contempo, come un caso da manuale per lo studio e la comprensione dei fenomeni legati alla nascita della grande impresa in Italia e all’affermarsi di un determinato modello di industrializzazione nel paese. I fattori di localizzazione che, allora, consentirono l’insediamento diffuso di numerosi opifici furono: la grande disponibilità di energia derivante dallo sfruttamento delle abbondanti risorse idriche presenti nell’area, una disponibilità pressoché illimitata di manodopera a basso costo proveniente dalle campagne e dalle regioni circostanti, la disponibilità di capitale finanziario da investire in attività garantite dalle commesse dello Stato, una politica economica che spingeva verso la creazione di una industria pesante in grado di assicurare la produzione di manufatti considerati strategici per lo sviluppo del paese e per sostenere le ambizioni da grande potenza perseguite dalla politica dell’epoca.
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