Trieste - Porto Vecchio
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La centrale idrodinamica del Porto Vecchio di Trieste in 3D

La centrale Idrodinamica sorge all’interno del Porto Vecchio di Trieste ed è riconoscibile per la ciminiera alta 40 metri e le due torri, che si elevano per quasi 20 metri. L’impianto entrò in funzione nel 1891 dopo tre anni di lavori, progettato dall’ingegnere triestino Luigi Buzzi, con una pianta a forma rettangolare di 90 x 25 metri. Il complesso ha funzionato ininterrottamente fino al 15 giugno 1988 quando l’Autorità Portuale ne ha posto in atto la dismissione per gli elevatissimi costi di manutenzione e l’adozione di tecnologie più moderne per la fornitura di forza motrice alle attrezzature portuali.

Trieste - Porto Vecchio
Trieste – Porto Vecchio

Alla fine dell’Ottocento a Londra, erano operative cinque stazioni di pompaggio dello stesso tipo e già da alcuni anni l’apertura del Tower Bridge sul Tamigi dipendeva dalle caldaie di tipo Lancashire collegate a motopompe per la pressurizzazione  dell’acqua. Il sistema del Porto Vecchio mirava a concentrare in un solo impianto tutti i motori a vapore in grado di movimentare diversi congegni come gru, montacarichi e ascensori che operavano addirittura a sei chilometri di distanza, grazie alla trasmissione dell’energia cinetica per mezzo dell’acqua alla pressione di 54 atmosfere. La sala caldaie conserva solo tre dei dieci apparecchi originari a vapore tipo Cornovaglia, che potevano contenere 24 metri cubi di acqua, riscaldata e poi fatta evaporare, mentre la sala macchine motopompe presenta i cinque dispositivi che servivano a pressurizzare l’acqua destinata a fare da mezzo di trasmissione dell’energia meccanica alle le gru e i montacarichi del porto. La rete di distribuzione era composta da due condutture, di mandata e di ritorno, per una lunghezza di circa 6 chilometri ciascuna.

Centrale idrodinamica dopo il restauro
Centrale idrodinamica dopo il restauro Fonte: http://portovecchio.comune.trieste.it/wp-content/uploads/2015/11/PFV96.jpg

L’acqua proveniva dalle fonti di Aurisina era dapprima accumulata nei due serbatoi posti sul grande soppalco della sala macchine, quindi passava attraverso una delle motopompe al cui interno veniva sottoposta a pressione fino a raggiungere le 54 atmosfere successivamente l’acqua pressurizzata proseguiva verso le torri degli accumulatori idraulici ed infine attraverso la rete di distribuzione raggiungeva tutte le macchine. Una volta ceduta la sua energia alle gru e ai montacarichi delle banchine e ai magazzini del Porto Vecchio, l’acqua faceva ritorno alla centrale per essere riutilizzata ciclicamente. Le due torri alte 20 m. ospitavano gli accumulatori idraulici, costituiti da due cilindri verticali del peso di 80 tonnellate percorsi da un pistone per mantenere costante la pressione dell’acqua nelle tubature a 54 atmosfere, mentre una terza torre,  piezometrica situata a 1500 m di distanza dalla centrale consentiva la stabilizzazione della pressione dell’acqua. Con Decreto del Soprintendente Regionale per i Beni e le Attività culturali del Friuli Venezia Giulia del 2 agosto 2001 l’immobile è stato dichiarato “di interesse particolarmente importante ed è stato sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nel Decreto legislativo 490/99, articolo 2, comma 1, lettera a”.

Centrale idrodinamica in 3D
Centrale idrodinamica in 3D

L’edificio della centrale idrodinamica ospiterà il Polo museale del Porto Vecchio e l’Istituto di cultura storica e di formazione marittima portuale rappresentando un pregevolissimo esempio di restauro conservativo pressoché unico in un paese come l’Italia dove le testimonianze del lavoro vengono sistematicamente cancellate da speculazioni edilizio e una serie infinita di centri commerciali che sembra non esaurirsi mai. Nel 2015 Paolo Tosolini, esperto italiano nella realizzazione di tour virtuali in 3D, ha mappato l’interno della centrale idrodinamica (https://my.matterport.com/show/?m=SqxUdUoPA3K), consentendo di visitare a chiunque, seppure a distanza, la sala macchine e di apprezzare l’intervento di restauro conservativo.

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