Fonderie Bernardini 1

La demolizione delle Fonderie Bernardini

La fonderia, nata nel 1947, occupava un’area di 5.000 metri quadrati, dei quali metà coperti da tettoie e metà adibiti a piazzale per il deposito dei materiali. Lo stabilimento era diviso in due reparti: fonderia (ghisa, bronzo, alluminio) e meccanica. I getti di ghisa realizzati raggiunsero il peso di 18 tonnellate, mentre la capacità produttiva mensile toccava le 120 tonnellate.

Nel vasto catalogo erano presenti pompe con ruotanti per vuoto, pompe per compressori, ingranaggi cilindrici e conici fino al diametro massimo 3 metri con denti grezzi di fusione, lingottiere per colate d’acciaio e di carburo di calcio, realizzate con ghisa di diverse caratteristiche.

I getti fusi di bronzo con l’aggiunta di nichel e di alluminio erano utilizzati per le guarniture di gabbie e per le allunghe dei laminatoi. La fonderia ghisa, nello specifico, era formata da due sezioni che operavano con formatura a mano su staffe o in terra e con formatura a macchina su staffe, usata per fusioni di pezzi di serie, fino a 100 Kg.

Il complesso era costituito da due tettoie servite da carroponti elettrici della portata rispettivamente di 2,5 e 6 tonnellate, inoltre erano installati forni fusori ad aria soffiata per fusioni del diametro di 800, 600 e 400 mm e una produzione oraria di 4,5, 2,5 e 0,7 tonnellate.

La dotazione impiantistica prevedeva anche un forno a crogiolo della tedesca Morgan, alimentato a nafta con aria soffiata, anche questo destinato alla fusione del bronzo, tre macchine pneumatiche a formare alimentate da due compressori d’aria a 7 atmosfere e una stufa a griglia alimentata al carbone per l’essiccazione delle formature. Una terza tettoia ospitava la modellisteria in legno e la confezione anime, prosciugate con sistema rapido ad anidride carbonica.

Infine, separata dalle altre, vi era un’altra tettoia nella quale si svolgevano le operazioni sui getti fusi di ghisa o di altri metalli, sterrati smaterozzati e sbavati. Tra i vari macchinari, si annoveravano mole pneumatiche a disco, scalpelli pneumatici, mole smeriglio pensili, mole fisse, sabbiatrici a graniglia metallica, a mano e a tavolo rotante.

I modelli in legno per le formatura erano abitualmente forniti dai clienti, ma su richiesta la Fonderia Bernardini provvedeva anche alla loro costruzione e alla conservazione in magazzino.

Fonderie Bernardini 1

Il reparto meccanica, costituito da due tettoie riunite uguali e parallele, servite da carro ponti elettrici della portata di 2,5 tonnellate eseguiva lavorazioni di piccola, media e grossa meccanica, anche di precisione, sui pezzi fusi nella stessa fonderia, oppure fusi o fucinati forniti grezzi da provenienti da altre officine.

Le macchine utensili installate erano le seguenti: torni frontali, con plateau rispettivamente di 1,20 e 1,80 metri, torni paralleli a puleggia singola, fresa universale per dentatura di ingranaggi cilindrici ed elicoidali, strozzatrici con piattaforma girevole e divisore per dentatura di ingranaggi cilindrici, limatrici, pialla a carrello con corsa utile di 4 metri e larghezza di tavola di 1,30 metri, trapani a colonna eradiale, macchine elettriche a saldare statiche e rotative – mole smeriglio doppie, impianto di saldatura autogena.

L’azienda era anche dotata di due gru Ormig montate su ruote gommate una azionata da accumulatori elettrici, l’altra da motore termico. La forza motrice era fornita da una cabina elettrica di trasformazione per corrente trifase ad alta tensione di 15.000 V. Per finire, era presente anche un locale mensa per gli addetti.

Fonderie Bernardini 2

Negli anni Ottanta l’attività si focalizzò sull’arredo urbano (panchine, corrimano, tombini) e sull’illuminazione artistica (lampioni), con centinaia di installazioni in Italia e all’estero. Tuttavia il passaggio di proprietà dalla famiglia Bernardini ad altro imprenditore concise, dopo un breve periodo, con la chiusura dell’attività.

L’area è stata ben presto resa edificabile, di conseguenza lo stabilimento è stato completamente demolito nel marzo del 2011, salvando solo alcune siviere conservate all’interno del sito, forse per essere esibite da qualche parte come trofeo per l’ennesima distruzione. I modelli della fonderia sono stati acquistati nel gennaio 2010 dalla IPA srl (Illuminazione Pubblica Artistica) che li ha inseriti nella propria linea di prodotti, così almeno non sono andati perduti. La Neri di Longiano (FC) ha fatto del suo museo uno strumento di marketing aziendale, un’azienda di Guidonia acquisisce i modelli Bernardini, che evidentemente devono essere ancora interessanti, mentre non possiamo fare altro che raccontare della cancellazione di un’altra azienda storica della nostra città. Tutto procede secondo i consueti piani: centri commerciali, palazzi …

Fonti:
Elia Rossi Passavanti, Terni speditissimo municipio d’Italia, Terni 1977
http://www.ipailluminazione.com
Andrea Fabbri, Le Fonderie Bernardini demolite nell’indifferenza, La Nazione sabato 2 aprile 2011.

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